Ogni giorno ci troviamo di fronte a situazioni che sono direttamente o indirettamente collegate a delle scelte politiche. la strada davanti casa, la tassa sui rifiuti, la scuola dei nostri figli, il mezzo di trasporto per andare a lavoro, il gruppo di spacciatori che stanzia nelle nostre stazioni o nei nostri giardini, l’ospedale o il medico di cui abbiamo bisogno per una ricetta o un esame e altre decine e decine di situazioni simili. Ognuno di noi subisce quotidianamente l’impatto di scelte fatte dai delegati del popolo al governo della “cosa pubblica” su questi perimetri, come su molti altri. Negli anni tra molte persone si è stratificata una sfiducia, molto spesso giustificata, nella cosiddetta “classe politica”. Questa è accusata di pensare solo e soltanto al proprio tornaconto, al proprio stipendio, senza tenere in minima considerazione le esigenze di quel popolo che, anno dopo anno, è chiamato a votare (e delegare) i concittadini che dovrebbero prendersi la responsabilità di gestire al meglio tutti i servizi pubblici e garantire la sicurezza civile e sociale di tutta la comunità.
Tra pochi mesi, in occasione delle elezioni regionali della Toscana, potremo dare un segnale forte ad un sistema organizzato di potere che dal 1970 governa il nostro territorio. Questa volta abbiamo davvero la possibilità di usare una matita non solo per fare una croce su una scheda elettorale ma per creare una sorta di nuovo “patto sociale” fondativo della nostra Regione.
Nei mesi che ci separano dalla data delle elezioni abbiamo a disposizione il tempo per poter riflettere sull’importanza di questo appuntamento. Lo possiamo fare senza farci prendere dalla sfiducia che scorre tra le strade, reali o virtuali, senza lasciarci convincere dalla logica del “sono tutti uguali”, “anche questa volta non cambierà nulla” o del “lascio che tutto rimanga così perchè fino ad ora il sistema mi ha garantito quello che serve a me”. Ricreare un nuovo “patto sociale” significa rimettere in discussione tutto quello che è stato in un’ottica di alternanza e cambiamento di idee e di persone che saranno chiamate a governare una delle istituzioni che ha maggior impatto sulla nostre vite.
Questa volta non possiamo rimanere indifferenti. Non possiamo farlo perchè se così fosse avremmo perso una possibilità che raramente passa nelle mani della comunità tutta: quella di poter dare una voce concreta alle istanze e alla voglia di cambiamento che da decenni scorrono tra le città, i paesi, le valli, le coste e le montagne della nostra amata Toscana.
Nessuno di noi potrà fare questo cambiamento da solo. Questo “grido civile” dovrà essere bello e liberatorio. Dobbiamo avere la forza di alzare la mano e avere il coraggio di dire ai nostri amici e ai nostri conoscenti che se davvero si vuole cambiare qualcosa, rispetto alle piccole e grandi ingiustizie che viviamo ogni giorno, possiamo farlo dando la fiducia a delle persone prima ancora che a dei partiti o a dei simboli. Per cinquantacinque anni abbiamo sperimentato solo una “visione” della cosa pubblica regionale. Se osserviamo quello che abbiamo intorno a noi non è difficile capire che molte, molte cose devono e possono cambiare. In tutti questi anni abbiamo visto e capito che solo ripartendo dalle esigenze reali e concrete della popolazione sarà possibile ricreare questo nuovo “patto sociale”.
Ci hanno fatto credere che alcune teorie, molto spesso elaborate in luoghi fuori dalle “vita reale”, fossero la “via sacra” alla realizzazione di una società migliore. Oggi, davanti ai nostri centri storici e ai nostri borghi privati di servizi pubblici, alle nostro periferie abbandonate a se stesse, ai nostri lavoratori lasciati in balia del “mercato” e dei “mercanti” così come davanti agli imprenditori bollati a priori come “evasori” e al servizio sanitario usato come un enorme dispensatore di posti pubblici sulla pelle delle esigenze reali della popolazione, abbiamo una alternativa reale e concreta di governo della regione. Oggi possiamo costruire insieme, stretta di mano dopo stretta di mano (serrata dalla fiducia reciproca che ognuno di noi ha nei confronti del nostro amico, vicino, parente, conoscente), un cambiamento reale, epocale, unico per tutti i toscani.
Dobbiamo avere il coraggio di alzare la mano e dire “Adesso voglio che tutto cambi”. Farlo con il sorriso, farlo con tranquillità, farlo con la sicurezza di voler dare fiducia a persone nuove a cui delegare questo sogno e questa speranza.
Parafrasando Pascal, possiamo dire che alle prossime elezioni regionali, possiamo “vincere tutto” oppure, non scegliendo, possiamo “non perdere nulla” e permanere senza soluzione di continuità nella deriva che si palesa ogni giorno davanti ai nostri occhi.