Siamo nelle ore del totogiunta, tema che appassiona noi addetti ai lavori, ma che
dovrebbe interessare anche ai tanti che hanno affidato le proprie speranze di rivalsa
territoriale a questa tornata elettorale.
Un voto che in provincia di Prato ha consegnato due dati significativi: l’affermazione
di Fratelli d’Italia come primo partito dell’opposizione (secondo miglior risultato
toscano) e il successo dell’ex sindaco, recordman di preferenze.
Eppure…
Nessun nome pratese, nessuna voce di questo territorio nella futura Giunta
regionale.
È l’ennesimo schiaffo a una città che da anni contribuisce, produce, traina e vota, ma
che puntualmente viene ignorata quando si tratta di contare davvero.
Prato, la terza città del Centro Italia, è di nuovo tagliata fuori. E il paradosso è che a
restare ai margini è proprio quel territorio che, con disciplina e fedeltà, ha
consegnato al centrosinistra uno dei risultati più forti della Toscana.
Il sindaco più votato, la macchina elettorale più solida, e in cambio? Il silenzio.
Nessuna rappresentanza, nessun riconoscimento, nessuna visione.
Ironico, forse, che a scriverlo debba essere proprio io.
Dalla Regione — e dal PD — arriva un messaggio chiarissimo: Prato non è una
priorità.
E chi ha difeso lo status quo, chi ha preferito mantenere un equilibrio comodo
piuttosto che pretendere un ruolo vero per questa città, oggi ne raccoglie i frutti.
Siamo tornati al punto di partenza: una Prato trattata come un’estrema periferia,
dimenticata nei tavoli che contano, utile solo durante le campagne elettorali e
invisibile il giorno dopo il voto.
È tempo di dire le cose come stanno: finché Prato continuerà a “farsi andar bene
tutto”, continuerà a essere esclusa.
E il centrosinistra toscano, ancora una volta, dimostra di non aver capito quanto
invece Prato e la sua provincia siano vitali per la Toscana.