“Un uomo gira tutto il mondo in cerca di quello che gli occorre, poi torna a casa e là lo trova”. Partendo da questa frase di George Moore possiamo provare a riflettere su quanto sia enorme l’orizzonte che abbiamo di fronte e allo stesso tempo, quando siano di vitale importanza lo spazio, le persone e l’ambiente che abbiamo a poca o pochissima distanza da noi.
In questi mesi si sono susseguite decine di manifestazioni su questioni internazionali di ogni genere: guerre, carestie, catastrofi naturali ecc. Situazioni relativamente lontane dalla nostra terra e dal nostro vivere quotidiano. Lungi da noi pensare di vivere in un “mondo separato” (cosa impossibile in un periodo storico così “liquido”, veloce e senza barriere, virtualmente e in parte anche fisicamente). Proviamo però ogni volta a gettare le nostre energie su cause talmente “impossibili” da far sublimare anche gli idealisti più ortodossi: la pace nel mondo, la fine delle guerre, salvare il pianeta dall’”Apocalisse ambientale” ecc. Allo stesso tempo ci accorgiamo del “mondo reale” che inizia dentro casa e prosegue, come un piano sequenza unico, per tutta la giornata. Questo susseguirsi di eventi nelle nostre giornate ci offre molte possibilità concrete e reali per provare a creare quell’“effetto farfalla” teorizzato da Lorenz.
Perché non provare a “cambiare il mondo” partendo proprio da quello che ci è più vicino? Perché non possiamo pensare che l’amore per la nostra terra, la nostra città e le persone che incontriamo tutti i giorni non possa essere “causa prima” di un “rivoluzione” più grande?
Per custodire quello che ci circonda serve l’aiuto di tutti. In primo luogo dei rappresentanti dei cittadini che sono demandati alla gestione della salvaguardia e allo sviluppo sociale, economico e culturale di tutta la comunità.
Se oggi ad esempio non abbiamo la possibilità di accedere in modo pieno e completo ai servizi sanitari non possiamo semplicemente scrivere un post su un social sperando che il nostro sfogo da tastiera diventi una scintilla che possa cambiare realmente le cose. Sono sotto gli occhi di tutti i risultati delle scelte fatte nella provincia di Prato da parte della Regione Toscana per quanto riguarda il ricollocamento dell’ospedale, la sua capacità di presa in carico di pazienti, il suo piano di gestione del personale, le modalità di erogazione dei servizi in tutte le strutture sanitarie nuove e vecchie e gli investimenti, non certo modesti, per progetti che ad oggi hanno portato dei risultati che rasentano il fallimento (come il Punto di Intervento “Rapido”). Sappiamo molto bene che la gestione dell’ambito sanitario è una delle principali deleghe che i cittadini offrono ai propri rappresentanti politici regionali. Allo stesso tempo abbiamo l’evidenza che alcuni dei momenti più importanti delle nostre vite passano da una struttura sanitaria. In questi luoghi infatti molto spesso nasciamo, ci facciamo curare per malattie più o meno gravi, vediamo nascere i nostri figli e alla fine moriamo. La nostra salute e quella della comunità passa per la gestione politica di questo bene pubblico. Per questo oggi, non è più possibile pensare che un elemento così fondante per la vita, la crescita e la libertà delle persone possa continuare ad essere amministrato nelle modalità che conosciamo. Non come una azienda (perché altrimenti la nostra sanità regionale sarebbe da tempo con i libri contabili in tribunale), ma come un gigantesco imbuto di risorse che introita miliardi di euro per poi restituire alla comunità un poderoso ammortizzatore sociale per quanto riguarda l’occupazione di alcune fasce di quadri medi e apicali di nomina politica e, allo stesso tempo, un’enorme struttura di operatori sanitari e medici che lavorano con spirito di abnegazione ottenendo uno stipendio molto spesso fuori mercato, ovviamente al ribasso, per le responsabilità e il tempo che effettivamente passano a curare i pazienti. Di fronte alla volontà politica attuale (e il suo contrafforte nominato all’interno alle strutture sanitarie) di prosecuzione di questo percorso di galleggiamento perpetuo nei prossimi mesi abbiamo a disposizione una possibilità formidabile. Proporre concretamente un cambiamento radicale che riporti al centro del governo della sanità regionale l’alta responsabilità civile e sociale data dalla gestione della voce più alta e impattante del bilancio regionale. Dobbiamo far battere le ali alla “farfalla di Lorenz” che vola davanti a noi non per generare un uragano in Giappone ma in Via Cavour a Firenze. Lo dobbiamo fare ogni volta che viviamo sulla nostra pelle l’ingiustizia di una persona a noi vicina non curata, non attenzionata, sballottata da una sala di attesa all’altra o invitata indirettamente a usare una struttura a pagamento per via di tempistiche intollerabili di attesa per effettuare un esame. Questi non solo luoghi comuni, ma piccoli grandi esempi che investono le vite quotidiane di molti di noi e che necessitano immediatamente di risposte vere e concrete dettate da un gestione politica completamente diversa di tutta la struttura pubblica regionale a partire proprio dalla sanità.
La nostra responsabilità civile e sociale parte dalle nostre scelte quotidiane ma passa anche per la consapevolezza di saper cogliere quei momenti, come le prossime elezioni regionali, in cui la non scelta avrà un impatto altissimo sul nostro futuro e quello dei nostri figli.
Dovrai solo capire se “continuerai a farti scegliere o finalmente sceglierai”.